Per la categoria “Il personaggio originale della storia di Illasi….
Chi lo ricorda? Matto-simpaticissimo-originale-buffo-buono e generoso… nonchè figlio di Mario-Gatto e Donna Rachele.
Più volte in questi anni, su queste pagine, ho già descritto vari personaggi e figure caratteristiche della mia giovinezza, negli anni ‘60 e’70 ad Illasi.
Ma se si dovesse dare un premio “Oscar al personaggio illasiano” più originale, penso che si dovrebbe dare a Carlo Gatto (Roncà il suo vero cognome).
Alla memoria naturalmente, perché il nostro carissimo Carlo ci ha lasciati già da parecchio tempo.
A dire la verità ci potrebbe stare il ballottaggio con la Noemi Piscina (Pessina in realtà).
Ricordate Noemi, quella che a carnevale girava con la sua 2 cavalli e sul tetto una vasca da bagno con dentro dei bambini mascherati, oppure quando, anziana, dovendo assistere la sorella all’ospedale, aveva messo un cartello sulla serranda del suo negozio sul Corso con su scritto: “Chiuso per restauro del personale”?
Certamente anche lei sarebbe meritevole in questa categoria, ma sul filo di lana penso che la spunterebbe proprio lui, Carlo.
Si potrebbe anche dire che è “figlio d’arte”, perché erede di due personaggi altrettanto simpatici quali erano i genitori Mario e la moglie Rachele, che lui chiamava “Donna Rachele” con evidente allusione alla più famosa omonima di recente memoria in quei tempi.
Da una storiella che lo stesso Mario raccontava in maniera colorata e birichina si possono già intuire i personaggi: riguardava la loro prima notte di matrimonio, che, come precisava, era durata tre giorni. Infatti dopo la prima notte, raccontava, si era alzato, aveva aperto la porta e, vedendo che era ancora buio, era tornato a letto. Quando gli era sembrato che fosse passato il tempo necessario si era alzato di nuovo, ma doveva costatare che era ancora buio. E così parecchie volte di seguito, finché si era reso conto che apriva…la porta dell’armadio.
La famiglia era modestissima, abitavano nella frazione di Giara e si guadagnavano il pane (poco di più) con il loro misero ma onesto lavoro: Mario come “caregheta”, cioè impagliatore di sedie, mentre Rachele faceva le “lissie” presso varie famiglie.
Simpatici burloni, amavano scherzare e anche un po’ bere: infatti il sabato e la domenica sera; barcollando e sostenendosi a vicenda, partivano dalla piazza di Illasi dirigendosi verso casa cantando “Siamo la coppia più bella del mondo”.
Renzo invece era uno dei fratelli di Carlo e raccontava che era un impiegato perché lavorava “in piè” ed era “gatto” di soprannome.
Ma veniamo al nostro personaggio principale. Carlo non lo si può definire con una parola, ne occorrono almeno sei per illustrarne almeno un po’ le sfaccettature: “matto-simpaticissimo- originale-buffobuono e generoso”.
Molti lo ricorderanno con la sua “motoreta”, anche questa originale, molto bassa, con la quale si esibiva in numerose acrobazie. Saliva gli scalini della Casa del Popolo e percorreva l’esiguo spazio della balconata sopraelevata; una volta arrivato in fondo, facendo saltellare la moto di poche decine di centimetri alla volta riusciva a girarsi e poi sgommava nell’altra direzione. Quindi entrava nel bar e, davanti alle persone esterrefatte, girava fra i tavoli.
La sua specialità era l’imitazione della scimmia. Passava una mano nei capelli per “sgaruffarli” un po’, piegava leggermente le ginocchia, braccia larghe a penzoloni, saltellava da una parte all’altra grattandosi sotto le ascelle e sul resto del corpo alternativamente.
Il suo capolavoro lo ha realizzato un giorno festivo, quando è entrato in un ristorante a Vago di Lavagno in compagnia di altri quattro amici, soliti compagni di avventura, e tutti rigorosamente scapoli. I tavoli erano tutti occupati, visibilmente non c’erano posti per loro, dovevano aspettare che qualcuno finisse il pranzo. Il gruppo di amici si era seduto ad un tavolo del bar attiguo alla sala da pranzo, avevano consumato già qualche aperitivo ma il tempo passava. A quel punto è entrato in funzione lo scimpanzè- Gatto. Saltellando come suo solito, grattandosi immaginari pidocchi e lanciando vari versi, passava in mezzo ai tavoli del ristorante con tutti gli avventori che si mettevano a ridere divertiti, per niente sorpresi di quell’insolito intermezzo. Ed ecco, colpo di genio, Carlo prende dal cestino della frutta di un tavolo una banana, comincia a sbucciarla e mangiarla…come fa una scimmia. Tutta la sala seguiva la scena divertita e il nostro Gatto-scimmia imperterrito continua…il gioco. Si avvicina ad un altro tavolo, dove prende un piattino pieno di contorni, mentre in una altro afferra un bel piatto di pastasciutta e, sempre saltellando e barcollando come il suo solito, depone i piatti al tavolo dei suoi amici. La scena si ripete con altri piatti, una coscia di pollo e una bistecca fino ad una fetta di dolce, sempre portando il tutto ai suoi compagni altrettanto divertiti. Morale della favola, era stata così spassosa la scena che nessuno aveva avuto il coraggio di dire qualcosa e gli amici del Gatto riuscirono a sopravvivere fino al loro turno.
Carlo era un animatore naturale delle feste e improvvisava imitazioni spassosissime. Come quella di Ninetto (Giuseppe Venturi) quando entrava al bar della Casa del Popolo. Carlo-Ninetto entrava con passo spedito e impettito, appoggiava le spalle al bancone, girava lo sguardo in tutta la sala e strofinando velocemente le mani se ne usciva con la mitica frase: “Maria, il solito Ciotti” che stava per l’amaro Ramazzotti. Era ogni volta uno spasso e tutti ridevano.
El Gatto, una simpaticissima figura.
di Giannino Fasoli