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ILLASI E IL MONUMENTO AI CADUTI Fra storia e curiosità …

Monumento ai caduti di Illasi

Il 2018, centenario della fine della prima guerra mondiale, è passato. Anche ad Illasi sono state realizzate manifestazioni e iniziative per ricordare questo evento. Per continuare nel ricordo, raccontiamo ora la storia della costruzione del monumento ai caduti di Illasi nella guerra del 1915-1918.

Dopo la fine della guerra dovette passare qualche anno per guarire, o almeno lenire, le profonde ferite fisiche e morali che la guerra stessa aveva provocato. Sull’onda dell’emozionante viaggio lungo l’Italia, nell’autunno del ’21, del Milite Ignoto e l’avvento del nuovo regime nel ’22, tutti i paesi iniziarono a voler onorare i propri morti in guerra. Anche Illasi nel 1922 si pose il problema. Il Consiglio Comunale in prima istanza pensò che fosse sufficiente una lapide da far realizzare dal tagliapietra Bonamini per poi inserirla nel muro del municipio.

La decisione arrivò dopo una lunga discussione dove prevalse il problema economico: le casse del Comune non erano certo floride. La lapide però non fu mai realizzata, perché i reduci e le famiglie che avevano subito perdite spinsero affinché si facesse qualcosa in più.

Fu fondato allora un Comitato per il Monumento, il cui compito era soprattutto quello di raccogliere fondi per la spesa della costruzione. Aderirono in molti, anche il Consiglio Comunale, compresi i consiglieri “risparmiosi”. Presidente fu eletto il marchese Pietro Carlotti, che in quel momento era anche sindaco. Carlotti, nel novembre del 1922, avvisa il Consiglio che si pensava di erigere un monumento proprio in piazza, dove nel frattempo erano ultimati i lavori di interro del lago lasciati incompiuti dal Battaglione di Mitraglieri di stanza a Illasi durante la guerra.

Carlotti, forte della sua carica e del suo potere decisionale, partì forse troppo velocemente; contattò uno scultore e decise anche la scritta che doveva decorare il monumento: “La Vittoria”. Ma la cosa non piacque a coloro che sarebbero diventati in seguito esponenti molto importanti del regime appena nato. Il presidente Carlotti fu sfiduciato e ridotto a semplice membro del Comitato.

Il nuovo presidente fu il ragionier Roberto Mezzari, con vice Eugenio Perbellini ed un lunghissimo elenco di iscritti: esiste una lista di ben 63 persone. La nuova dirigenza indisse un concorso che fu vinto dallo scultore Eugenio Prati, famoso per altri monumenti nel circondario, il quale, per un compenso specifico di £ 6.000 – più £ 4.000 per la fusione -, fu incaricato dell’opera.

Il Prati inoltre si assunse l’onere di gestire tutti i lavori fino alla fine della costruzione del monumento. Fu inoltre decisa la scritta che avrebbe dovuto essere apposta sul monumento : “Pugnare e Vincere”, come si vede molto più in linea con lo spirito combattivo e la retorica del regime del tempo.

Una curiosità, nemmeno questa fu la scritta che apparve poi sul monumento, bensì: “Illasi ai suoi caduti 1915-1918”, poi corretta negli anni ’50 in “Ai nostri caduti”, con riferimento anche alla seconda guerra mondiale.

Anche l’elenco dei caduti fu fatto in quegli anni assieme ai morti della seconda guerra; solo il bollettino della Vittoria risulta essere stato messo in preventivo nel 1923. Il Comitato, sostenuto da quello che verrà definito in seguito “reducismo”, continua la raccolta di fondi: donazioni di denaro e di cose che andranno a costituire una prima “pesca” nel giorno della sagra e perfino uno spettacolo al circo.

La più impegnativa, però, sarà la lotteria che alla fine agosto del 1924 favorirà il premio del dono del Re a Enrico Tonfolini; un orologio, dono di Mussolini, andrà a Maria Beltrame, mentre la bicicletta, del costo di £ 520, fornita da Pietro Cellore, andrà a Emma Morini.

La scrupolosa tenuta dei conti, da parte del cassiere Lino Gozzo, documenta tutte le copiose entrate ottenute, soprattutto dal popolo. Un’altra lotteria veloce fu quella “della vaccarella”, offerta dal marchese Carlotti, premio ovviamente molto ambito. Anche le uscite vengono descritte con puntigliosità. Gava Attilio, direttore del cinematografo, fornisce la forza elettrica, Bonamini Girolamo ci mette il cemento e il materiale edile, Alfredo Grazioli le “brocche e stecchettoni” (chiodi) per l’impalcatura che servirà a riparare il monumento in attesa della inaugurazione.

Onestinghel stampa inoltre 4.090 cartoline fotografiche e sostiene tante altre spese comprese le tasse. A maggio del 1923 arrivano i carri da Sant’Ambrogio con i blocchi del basamento, a questo si aggiunge un primo paranco di Tessari Augusto, che si occupa della messa in opera assieme ai tagliapietra Pietro e Davide Bonamini. La statua intanto tardava ad arrivare, causa anche un errore della fonderia che fu costretta a rifare un braccio. Arriverà a Verona nell’ottobre del ’23, ma rimarrà bloccata in deposito qualche tempo, perché si dovette pagare il saldo della fonderia artistica Mario Piazza di Milano prima del prelievo.

Alla fine di gennaio 1924 il paranco di Massimiliano Giusti sollevò e pose in sito la statua che raffigura un soldato in posizione di lancio di una bomba a mano Ma il lavoro non era finito: su richiesta del Comitato il Ministero della Guerra inviò quattro bombarde da 240 che saranno abbellite con quattro orifiamme e da una catena fornita dall’officina costruzioni in ferro Bondiani Vittorio di Verona. Probabilmente anche per il monumento di Cellore ci si affidò alla stessa ditta.

Restava da stabilire la data di inaugurazione, fare gli inviti a personalità e associazioni di combattenti esterne … e anche questo impegnò tempo. Solo il 21 settembre 1924 fu possibile la festa dell’inaugurazione, con tanto di autorità, banda e tanto, tantissimo popolo (“scorse un fiume di “gazzosa”).

Il Vescovo concede la benedizione, ma non la Messa all’aperto, per disposizioni restrittive da Roma. Così i caduti di Illasi ebbero un bel posto dove sarebbe stato ricordato per sempre il loro sacrificio. La parola “Caduti”, secondo alcuni studiosi, fu creata apposta dalle autorità militari e politiche per sostituire la parola “morti”, troppo diretta e drammatica e che avrebbe potuto indurre nella popolazione sentimenti contro la guerra. I pagamenti si protrassero anche nel 1925, con qualche minaccia dei creditori.

Il bilancio finale fu di 31.332,65 lire. A pareggio restavano da pagare £ 514,60, da dividere tra i membri del Comitato Esecutivo “tranne Perbellini Augusto e Zavarise Silvio che si rifiutarono di compiere il dovere di versarle”. I due inoltre si dimisero dal Comitato.

Qualche burlone si prese la briga di dare un soprannome al soldato raffigurato nel monumento: il Gobbo. Inoltre si disse che doveva essere girato dalla parte opposta, a nord, verso la frazione. A Cellore nel novembre del 1922 il signor Beniamino Piccoli convocò il popolo per verificare l’esistenza di una maggioranza al fine di costituire un comitato unico con Illasi per il monumento.

Con tutta probabilità non se ne fece niente e ne venne costituito uno autonomo. Infatti il primo maggio del 1923 in comune arrivò una lettera a firma di Marcello Dal Forno, Presidente del Comitato di Cellore, il quale “venuto a conoscenza che cotesta Autorità Comunale devolve l’incasso delle denuncie agricole a favore del Monumento, domanda … sia devoluta al monumento di questa Frazione la quota proporzionale spettante alla Frazione …”. Stranamente di questo monumento non si trovano progetti, preventivi o altro. Forse saranno conservati presso qualche archivio privato.

 

di Lino Pozzerle

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