In barba all’età, partecipa ovunque, a 85 suonati, alle maratone. Un personaggio pieno di entusiasmo ed attivismo. E all’isola Mauritius lo invitano a danzare.
Come ha riferito L’Arena (articolo di Vittorio Zambaldo sul numero del 6 gennaio scorso), dopo aver ottenuto nel 2010 l’onorificenza di Cavaliere, ora gli è giunta anche quella di Commendatore.
Definire Rodolfo Zanchetta “un personaggio” è il minimo che si possa fare per dar merito a questo illasiano di adozione (avendo abitato per lungo tempo in paese ed essendo rimasto illasiano nel cuore, nonostante l’attuale residenza a Verona) dello straordinario entusiasmo che lo ha accompagnato e lo accompagna tuttora, alla faccia degli 85 anni, nel compiere imprese sportive alle quali ha spesso abbinato iniziative di sensibilizzazione ad importanti temi sociali, di carattere generale e locale.
Sia che si trattasse di richiamare all’attenzione delle giovani generazioni l’importanza dell’Unione Europea, o di attivarsi per la tutela dei diritti dei cittadini, o, per rimanere nel nostro ambito, battersi in prima linea per la salvaguardia del monte Garzon, battaglia di cui abbiamo parlato qualche numero fa, lui non si è mai tirato indietro, e tuttora non si risparmia.
Il suo dinamismo è quasi proverbiale e, tanto per restare in tema di movimento, impossibile non parlare delle sue imprese podistiche in giro per il mondo, come maratoneta nei luoghi più diversi, ed anche ostili per difficoltà morfologiche e di clima. Il suo modo di procedere, la sua caparbietà, a fronte della concorrenza di atleti dotati di un fisico più possente (per non parlare della più giovane età), lo hanno reso noto ben fuori dai nostri confini nazionali.
Tra sue imprese podistiche, che spesso si sposano ad esperienze umane nell’incontro con altri popoli, ci soffermiamo su quella vissuta da Zanchetta nell’isola Mauritius, la scorsa estate (laggiù era inverno), di cui egli stesso ci ha parlato. Si è trattato di una corsa, l’Half Marathon (cioè una mezza maratona, più di 21 chilometri) piuttosto avventurosa, dal momento che, come egli stesso ci ha riferito “non vi era alcuna segnaletica che indicasse ai maratoneti la direzione in cui procedere. Pure il chilometraggio, dato importante per poter ben distribuire le proprie forze, non era indicato”. Facile immaginare il disorientamento di chi si trovasse in quelle condizioni, su strade con guida “all’inglese” cioè a sinistra, elemento di ulteriore confusione… “Per due volte”, prosegue Zanchetta, “fermai le forze di polizia distribuite lungo il percorso, per chiedere se ero sulla strada giusta per l’Half Marathon, ottenendo positive risposte. Non chiesi mai nulla agli altri atleti in corsa, in primo luogo per la difficoltà della lingua, secondariamente perchè c’era il rischio di rimanere senza risposta, essendo ognuno preoccupato per sè stesso”.
Ma il nostro non demorde e taglia il traguardo. Poi arriva la sorpresa: “L’organizzazione, essendo venuta a sapere che ero italiano, con possibilità di salire sul podio, dispose per una sceneggiata danzante, facendomi ballare con un gruppo folcloristico del luogo, formato da indigene e danzatori, come nel film degli “ammutinati del Bounty” del 1962. Mi fecero anche delle foto, assicurandomi che sarebbero poi state pubblicate sui quotidiani locali, essendo, fra i diversi partecipanti italiani, l’unico premiato, in quanto arrivato secondo nei Veteran 4”.
È da ricordare che Rodolfo Zanchetta di anni ne ha ben 85, e la categoria citata vedeva la partecipazione di maratoneti ben più giovani, dai 60 ai 70 anni… Un ulteriore ricordo quindi, tra una maratona e l’altra, per il nostro ambasciatore di italianità, che, a dispetto dell’età, non si tira indietro per un invito alla danza… dopo essersi sorbito 21 chilometri di corsa…
di Luigi Verzini