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FEDERICO CHE VIVE A MONACO

Federico Verza a MonacoNostra intervista a Federico Verza, da diversi anni nella città tedesca. L’esperienza è utile, ma la prospettiva finale rimane il ritorno. “Spesso non apprezziamo il bello che siamo abituati ad avere in Italia”.

Il viaggio ha sempre avuto un ruolo importante nella vita degli esseri umani e nel corso dei secoli ha visto cambiare il suo significato: il viaggio degli schiavi, il viaggiostudio dei più ricchi, il viaggio dei più poveri che cercavano di cambiare la propria vita andando magari in una terra lontana.

E oggi? Oggi possiamo pure dire addio al viaggio alla scoperta del nuovo: pochissimi partono per semplice curiosità, per quella meta che ci fa amare ancora di più il ritorno. Il viaggio sembra essere diventato la nostra vetrina: più posti visitiamo, più foto facciamo, più like abbiamo. E se non li abbiamo ci sembra che il viaggio stesso perda di importanza.

Altre volte invece il viaggio rappresenta una fuga dalla quotidianità, fatta di un lavoro che non ci piace, persone che non ci piacciono, noi stessi che non ci piacciamo. E allora andiamo via, cercando l’isola che non c’è. Sì, perché se partiamo con il cuore in subbuglio, il cielo stellato della nostra città sarà lo stesso della nostra isola: triste, stanco e forse solo. E non solo: oggi abbiamo sotto gli occhi anche il viaggio di chi fugge dal proprio paese in cerca di una salvezza che magari non arriverà, strappata dal mare.

Ma in mezzo a tutto questo ci sono anche persone comuni, magari nostri compaesani, che se ne vanno per motivi che a volte ignoriamo. Le loro storie ci possono dare una grande occasione: quella di vedere non solo un’altra parte di mondo, ma anche il nostro mondo, il nostro paese, la nostra quotidianità da un altro punto di vista.

Federico Verza è un illasiano di cuore e di nascita che vive in Germania da diversi anni e che, a dicembre, ci ha aperto le porte della sua casa, portandoci alla scoperta non solo di Monaco con i suoi banchetti e il vin brulè, ma anche del suo mondo, della sua esperienza. Gli abbracci e le risate non sono mancati e con essi anche tante domande.

«Federico, da quanto tempo vivi in Germania?».

«Vivo qui dal 2014 ma ho fatto anche un anno di Erasmus a Monaco nel 2011/12, al primo anno della laurea specialistica. Poi però sono tornato per finire l’università ».

«E sei poi ripartito. Che cosa ti ha spinto a ritornare in Germania? ».

«Inizialmente ho lasciato l’Italia per curiosità, per vedere come avrei vissuto in un altro posto lontano e diverso da quello a cui ero abituato. Mi ha spinto il desiderio di indipendenza, di costruirmi una vita da solo. Non sono quindi partito per cercare lavoro, come fanno molti. La Germania comunque mi ha sempre affascinato e provare a vivere in un paese nordico lontano dal nostro stile di vita era quasi una sfida per me».

«È stata dura all’inizio?».

«Sì, l’inizio è stato abbastanza duro soprattutto per questioni logistiche (la casa, il lavoro), anche se, devo ammetterlo, è stato più semplice rispetto ad altri perché avendo già vissuto qui durante l’Erasmus avevo amici che mi hanno aiutato. Il primo giorno ad esempio c’era un mio amico ad accogliermi e sono rimasto da lui per tre settimane, finché non ho trovato casa. Ho avuto subito un lavoro, mentre trovare un’abitazione è stato molto più dura perché a Monaco la richiesta è molto più alta rispetto all’offerta. Inoltre, i primi otto mesi non sono stati facili: ho cambiato casa quattro, cinque volte finché non mi sono trasferito a Wolfsburg dove mi sono stabilito tranquillamente per un anno».

«E come hai gestito il problema lingua straniera?».

«Il tedesco mi è sempre piaciuto, l’ho studiato per cinque anni al liceo e mi attirava l’idea di mettermi alla prova anche usando una lingua straniera. È stata dura all’inizio, anche perché il tedesco non è facile e non lo studiamo da quando siamo piccoli. In fondo quello della lingua è un problema che c’è sempre, così come la sensazione di essere stranieri».

«A proposito del concetto di straniero, hai notato come vengono visti gli italiani dai tedeschi? ».

«Io ho sempre avuto la sensazione di essere straniero ma allo stesso tempo di far parte di una grande famiglia. Questo non è per tutti: alcuni miei amici russi mi hanno infatti raccontato di avere avuto più problemi di me, soprattutto dal punto di vista burocratico. C’è anche da dire che i tedeschi sono innamorati dell’Italia: la guardano sempre con nostalgia perché rappresenta il Bel Paese, la dolce vita, il luogo delle vacanze. Allo stesso tempo, lavorativamente parlando, l’italiano è sempre percepito come straniero e in questi tempi capisco chi arriva in Italia e ha una vita più difficile rispetto a chi è nato lì».

«E la nostra cara Italia come ti sembra abitando lontano?».

«Sono venuto in Germania anche per vedere l’Italia da un altro punto di vista: conoscendo un’altra realtà riesci a criticare ma anche apprezzare quella che è la tua quotidianità; vivendola ogni giorno invece e non conoscendone una diversa non la sai valutare in maniera oggettiva. Abitando qui ho imparato ad apprezzare la mentalità degli italiani, che è molto diversa da quella dove vivo ora, ma anche lo stile di vita e, sembrerà superficiale, il fattore climatico: qui per sei mesi all’anno vivere all’aria aperta è difficile e questo ti impedisce di fare passeggiate, di godere di panorami e della bellezza in generale. Per me l’Italia è un paese fantastico che a volte non riesce a valorizzare quello che ha, è bloccato per problemi di diversa natura».

«Torni spesso in Italia?».

«Sì, torno spesso, in genere una volta ogni due mesi, anche perché Verona è abbastanza vicina. E quando torno sento di essere a casa».

«E Illasi ti manca?».

«Illasi è il paese dove sono nato, dove abita la mia famiglia e i miei amici d’infanzia. Mi manca il sentirmi parte di qualcosa, di una famiglia e credo che questa sia una sensazione condivisa da tutti quelli che abitano in un paese che non è il loro. Questa è una cosa difficile da costruire: all’inizio non mi interessava particolarmente e questo mi ha permesso di rimanere. Ma Illasi, come Verona, mi manca pure per la sua bellezza che mostra anche solo nel passeggiare all’aperto e questa è una cosa che qui non c’è e che noi spesso dimentichiamo o non apprezziamo. Noi italiani diamo un valore particolare alla bellezza che i tedeschi non danno e questo forse perché ne siamo circondati e non ce ne rendiamo nemmeno conto».

«Quindi pensi di tornare definitivamente un giorno?».

«Sì, penso di tornare perché sono cambiate le mie priorità: da una parte do più importanza alla qualità della vita, cosa molto soggettiva e data dalla struttura delle relazioni interpersonali che uno ha, dall’altra parte ho conosciuto una realtà diversa da quella italiana e ritenuta da molti migliore (giudizio, secondo me, molto affrettato e carico di illusioni). Mi interessa maggiormente tornare al mio paese per costruirmi una vita più consapevole, ovviamente a certe condizioni lavorative».

E Illasi ti aspetta a braccia aperte, perché “casa è dove si trova il cuore (Plinio il Vecchio)”.

 

di Valentina Rama

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