“Se il Governo ad ogni piè sospinto impone nuovi oneri ai Comuni come può pretendere poi che questi riducano la pressione tributaria?”
Il problema lo conosciamo, è di grande attualità: da Roma arrivano disposizioni perentorie che pongono in carico alle amministrazioni locali sempre nuovi compiti, con relativa assunzione delle spese, cosicchè i Comuni altro non possono fare se non aumentare imposte e tasse di propria competenza.
Eh già, solo che questa frase è tratta, nero su bianco, dai verbali della Giunta comunale di Illasi redatti più di un secolo fa. La storia si ripete, vien da dire, cosicchè sappiamo che anche in quell’epoca, e possiamo andare ancora più indietro, sino agli ultimi decenni del diciannovesimo secolo (in pratica dall’Unità d’Italia) gli amministratori comunali dovevano fare i salti mortali per destreggiarsi tra gli adempimenti onerosi imposti dallo Stato centrale e la necessità di non gravare con balzelli vari sulla cittadinanza. Ed era questo anche l’impegno dell’Amministrazione di Illasi, che era continuamente costretta a misurarsi con le sempre limitate risorse a disposizione.
Eppure, nonostante i cronici chiari di luna, non ci si tirava indietro nel partecipare economicamente a varie iniziative al di fuori del nostro Comune, per obiettivi ritenuti utili o comunque di rilievo sociale o culturale per la società in generale. Nel 1863 si discusse e si arrivò a “l’approvazione per acquisto d’azioni onde concorrere all’erezione d’una statua del divino poeta Dante Alighieri in Verona”, che infatti fu eretta nel 1865 in piazza dei Signori.
Un segno di sostegno alla cultura veronese venne poi dal contributo di £ 20 per l’erezione della statua di Aleardo Aleardi. Non mancò il contributo per la realizzazione di monumenti celebrativi della monarchia del nuovo stato unitario: per il monumento a Vittorio Emanuele II il Comune partecipò con £ 50, invece a favore del comitato che a Torino si riprometteva di “erigere una statua al nostro principe Amedeo” venne stanziata la somma di £ 20. Sempre nell’ambito celebrativo del Risorgimento, nel 1870 Illasi versò £ 50 per l’ossario di Solferino e San Martino.
Il buon cuore degli illasiani, però si vedeva nelle disgrazie che colpivano l’Italia tutta, a cominciare dall’inondazione di Verona del 1882, che vide partecipare il comune di Illasi con due quintali di pane acquistati con £ 42 (prezzo di favore) a testa dai “pistori” Vicentini Domenico e Mezzari Antonio. Così facendo, oltre al ristoro degli alluvionati, poterono lavorare gli artigiani del luogo e si valorizzarono nello stesso tempo i prodotti dei contadini.
Per i terremoto di Cosenza del 1870 si versarono £ 35. Per i danneggiati dell’inondazione del Po del 1872, si unirono Comune e Spedale Sprea nel mandare sussidi e l’anno dopo, nel 1873, si rispose alle domande dei terremotati di Treviso (Belluno e Pordenone) e di Recanati. Per la frana (rotta) dell’argine del Guà del 1901 in pieno centro di Cologna Veneta, si stanziarono £ 25 e un altro sussidio per i terremotati di Sicilia. Le domande di contributi che arrivavano a Illasi erano ancora tante, però non tutte ebbero risposta positiva: forse erano troppe anche per la solidarietà di Illasi. Un significativo contributo andò anche a favore di quella istituzione che fungeva da minaccia per i bambini che si distinguevano per atteggiamenti particolarmente… vivaci: costoro venivano minacciati di essere mandati (internati) dai “Discoli”: di altro non si trattava se non del Patronato Minorenni Corrigendi, alla cui costituzione appunto il Comune di Illasi contribuì con £ 200.
Infine, una curiosità del tutto particolare. Il Podestà del comune di Robilante in provincia di Cuneo, che ricordava di essere stato impressionato durante la Grande Guerra dalla fioritura di ciclamini nella nostra valle, voleva tentare di acclimatare nel suo paese tale fiore. Il podestà di Illasi Pietro Avrese spedì ben quattro chilogrammi di “bulbi”. Ma, a distanza di tanti anni, nei boschi del paese di Robilante non crescono ciclamini selvatici…
di Lino Pozzerle