Forse “leggendo” cosa dice la terra, i siti trovati, le misurazioni e la storia troveremo la risposta che cerchiamo. Sappiamo della possibile esistenza di una centuriazione nella Val d’Illasi preesistente a quella dell’89 a.C., avente il modulo canonico 20×20 actus, e da questa differenziabile per il diverso orientamento. Naturalmente non andiamo a scomodare la limitatio che consisteva in una stretta relazione con alcune postazioni militari romane che facevano capo a Zevio, e nella presenza di una suddivisione che si basava su lotti di terreno quadrati avente per lato 3,7 Km, pari quindi al modulo zevedano.
La caratteristica delle postazioni militari era quella di costituire veri e propri percorsi, o “direttrici”, riconoscibili per essere costituiti da una serie di torrette distanti sempre 3,7 km una dall’altra. Nel territorio della centuriazione di Illasi sono riscontrabili numerose postazioni che evidenziano la presenza di una struttura agrimensoria che si ricollega agli allineamenti divergenti da quelli della centuriazione dell’89 a.C. Se si va a studiare il tracciato della cosiddetta Via Lepia, una strada romana che, staccandosi dalla Postumia a San Martino Buon Albergo passando per l’attuale Belfiore, costeggiava la riva sinistra dell’Adige sino ad Este – tornata ai fasti degli studi attuali perché territorio di interesse sia per la “Transpolesana” sia per l’Alta Velocità – si evidenziano alcuni punti distanti tra loro 3,7 Km.
Altra struttura derivata dal modulo lineare zevedano, come la Via Lepia, sono strane triangolazioni aventi come base un triangolo equilatero avente un lato di 3,7 Km. Uno di questi ha i vertici al Torrazzo del Volon, al Fenileto e alla Montara d’Oppeano: triangoli uguali si trovano sia ad est sia ad ovest, nella fascia compresa tra Veronella e il fiume Menago. Se negli stessi periodi temporali passiamo su altri territori sia montani sia in zone in pratica disabitate, come per esempio tra Sommacampagna e Peschiera del Garda, nel II secolo a.C. le triangolazioni dovevano avere lo scopo di mantenere un rigido controllo sul territorio, permettendo una rapida diffusione d’ogni eventuale segnale d’allarme. Analoga funzione doveva avere quindi la fascia del Fenileto, perché era in grado di controllare tutti i movimenti che avvenivano lungo i due rami dell’Adige e il Menago, presso il cui corso sono stati ritrovati un certo numero di siti dell’era del Bronzo. Se si esamina la zona pianeggiante allo sbocco delle Valli d’Illasi e di Mezzane, si nota come la centuriazione dell’89 a.C. abbia notevolmente condizionato la rete viaria ed idrica delle zone. Emergono anche gli allineamenti sul terreno aventi orientamento molto prossimo all’asse nord-sud e alcuni di questi allineamenti mostrano sia di rispettare il modulo lineare zevedano di 3,7 Km. nel delimitare lotti quadrati di terreno, sia di condizionare, e anche pesantemente, gli allineamenti della centuriazione dell’89 a.C. basata sul modulo canonico romano 20×20 actus. È il caso delle strade derivate dal Decumano Massimo, che solo in parte rispetta la perpendicolarità ai cardi costruiti per meglio facilitare il deflusso delle acque.
L’analisi dettagliata di una carta dell’IGM (Istituto Geografico Militare) del 1888 ha evidenziato che ogni modulo agrimensorio zevedano era costituito da 64 lotti minori. Ognuno di questi era a sua volta suddiviso in sei ulteriori appezzamenti minori (Modulo Agrario Illasiense), la cui dodicesima parte ha una superficie pari a circa un campo veronese (98,5% per l’esattezza). Da questi dati emerge come tutti questi moduli non siano stati costruiti secondo canoni romani, né come unità di misura, né come modo di suddivisione, perché era usato un sistema di divisione misto, in parte per ottavi e in parte duodecimale. Ma allora chi erano gli abitanti di questa zona? Questo sistema di misura non poteva essere celtico, perché tra i Celti era in uso il sistema ventesimale e quindi i costruttori di queste divisioni vanno ricercati fra altri popoli. Escludendo i Reti, popolazione eminentemente alpina e quindi difficilmente incline a compiere lavori d’ampio respiro in zone pianeggianti, vanno ipotizzati i Veneti e gli Etruschi. Se a favore dei primi va l’enorme influenza che avevano nella zona, a favore dei secondi sono le grandi conoscenze che avevano i loro agrimensori e i loro architetti. Va inoltre considerato che un attento esame delle carte dell’IGM ha evidenziato come la suddivisione presente nella Val d’Illasi si continui in tutto il territorio pianeggiante del Veronese, come testimoniano toponimi quali Centurata, nei pressi di Sommacampagna, e cippi gromatici analoghi a quello esistente nel sagrato della Parrocchiale di Perzacco, frazione di Zevio.
Quindi conoscere chi erano i primi abitanti di Illasi è ancora difficile stabilirlo con certezza. È sperabile che i continui studi riescano ad assegnare il nome alle genti che hanno fornito il ceppo “madre” della popolazione di Illasi. È interessante e lecito affrontare la tematica della misurazione del territorio e quale importanza fondamentale avesse fin dai tempi remoti. Se la conoscenza del territorio, la delimitazione, la sua dimensione, la misurazione ebbe come scopo di ottenere dei catasti le cui tavole catastali avrebbero permesso di impostare correttamente l’ubicazione delle torrette e dei fortini delle postazioni, le stesse informazioni utili ai militari, servirono per impostare la costruzione di centri urbani, quali per esempio Illasi e Legnago, i cui centri storici sono delimitati esattamente dal perimetro d’altrettanti moduli illasiensi.
Caro autore sconosciuto, buona la disamina sulla centuriazione,
ma se vuoi sapere chi furono i primi abitanti di Illasi, leggi il libro “Le Origini di Illasi” scritto dallo storico locale
Pierluigi Zorzi, troverai notizie documentate sugli insediamenti preistorici, romani e medioevali.